Nebbi’ a la valle | Amara terra mia d’Abruzzo, rialzati!
Il celebre canto popolare abruzzese nasce nei primi del ‘900 come canto di lavoro intonato dalle raccoglitrici di olive della zona della Majella. Il nome originario è “Nebbia alla valle”, conosciuta anche come “Addije, addije amore” che in una versione del 1964 di Giovanna Marini porta il titolo di “Casca l’oliva”.
Racconta di uomini che abbandonano terra e affetti per cercare fortuna altrove. Evidente e toccante il saluto triste delle loro donne, che si intona perfettamente con il grigiore del paesaggio autunnale, freddo e nebbioso.
La canzone, portata al successo nel 1973 in una veste rinnovata e più moderna grazie all’intensa interpretazione del compianto Domenico Modugno e al riadattamento del testo di Enrica Bonaccorti, ha conservato comunque il pathos originale.
Nebbi’ a la valle
Nebbi’ a la valle nebbi’ a la muntagne,
ne le campagne nun ce sta nesciune.
Addije, addije amore,
casch’e se coje… la live casch’a l’albere li foije.
Casche la live e casche la genestre,
casche la live e li frunne genestre.
Addije, addije amore,
casch’e se coije…la live casch’a l’albere li foije.
Traduzione
Nebbia nella valle e nebbia sulla montagna
nella campagna non c’è nessuno
Addio, addio amore
cadono e si colgono le olive e cadono dall’albero le foglie.
Cadono le olive e cade la ginestra,
cadono le olive e le fronde di ginestra
Addio, addio amore
cadono e si colgono le olive e cadono dall’albero le foglie.
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