- SOGNO - Solitudine metropolitana

Ispirata dal libro di #FernandoPessoa​ “Libro dell’inquietudine“ . #SOLITUDINE​ CHE NASCE DA ALTRA SOLITUDINE E CHE GENERA A SUA VOLTA LA MEDESIMA, UN PROCESSO CHE NELLE NOSTRE METROPOLI HA SUA LA PEGGIORE FIORITURA; SOSTIENE BERNARDO SOARES, ETERONIMO DI FERNANDO PESSOA: “LA CIVILTÀ CONSISTE NEL DARE A QUALCOSA UN NOME CHE NON È IL SUO E POI SOGNARE ( #Sogno​) SUL RISULTATO…”, LA #METROPOLIZZAZIONEDELLEANIME​, L’URBANIZZAZIONE DEI SENTIMENTI, L’ANONIMIZZAZIONE E LA DERESPONSABILIZZAZIONE DELL’INDIVIDUO, UN FENOMENO SEMPRE PIÙ IN CRESCITA. NELLE METROPOLI DEL 2000 PURTROPPO STA PRENDENDO PIEDE UN FENOMENO CHE HA VISTO LA SUA NASCITA AGLI INIZI DEL SECOLO SCORSO, O ADDIRITTURA NELLA METÀ DELL’OTTOCENTO, UN FENOMENO DEFINIBILE COME “#SOLITUDINE​ METROPOLITANA ”, UN AUMENTO DELLA SOLITUDINE DATO DALL’INDIFFERENZA CHE CIRCONDA IL SINGOLO (POE, BAUDELAIRE LO AVEVANO CAPITO BENE SIN DALL’INIZIO). UN FENOMENO AL QUALE POSSIAMO ACCOSTARE QUELLO DELL’ANONIMIZZAZIONE: UNA DERESPONSABILIZZAZIONE DELL’INDIVIDUO DALLE SUE AZIONI, IN QUANTO DIFFICILMENTE RINTRACCIABILE ED IMPUTABILE, COMPRENDO CHE POSSA SEMBRARE STRANO PARLARE DI SOLITUDINE IN CITTÀ CON MILIONI DI ABITANTI, MA È COSÌ: È NELLE CITTÀ ODIERNE CHE LA SOLITUDINE REGNA SOVRANA, FRA CENTINAIA DI PERSONE CHE CI PASSANO INTORNO, CHE NON CONOSCIAMO, CHE CI SONO INDIFFERENTI. “IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE DI BERNARDO SOARES”, UN OPERA COMPOSTA DAL PORTOGHESE FERNANDO PESSOA A CAVALLO FRA L’OTTOCENTO ED IL NOVECENTO, E PUBBLICATA POSTUMA, NEL 1982, SOTTO LA RESPONSABILITÀ DI JACINTO DO PRADO COELHO, IL CUI TEMA PORTANTE È LA SOLITUDINE, DESASSOSSEGGO , LA #SEHNSUCHT​ SE VOGLIAMO, PROVATA ED ESPRESSA DELL’IMPIEGATO BERNARDO SOARES, RESIDENTE IN RUA DOS DOURADORES, IN LISBONA, IN QUESTO ZIBALDONE DI RIFLESSIONI TANTO LUCIDE QUANTO POETICHE, CHE NON HA ANCOR OGGI IL POSTO DI RILIEVO CHE MERITEREBBE NELLA LETTERATURA MONDIALE. CON QUESTA OPERA PESSOA CI MOSTRA UN LATO DELLE CITTÀ, COME DETTO SOPRA ANTICIPATO CERTAMENTE DA ALTRI POETI, BAUDELAIRE NEI TABLEAUX IN LES FLEURES DU MAL SU TUTTI, CHE PROPRIO IN QUEL PERIODO STAVA EMERGENDO, MOSTRANDO IL SUO SQUALLIDO SPLENDORE: IL LATO DISUMANO, ALLUCINANTE, LANCINANTE DELL’UOMO LASCIATO IN DISPARTE, LA CUI VITA NON INTERESSA E LA CUI MORTE NON DESTA ALCUN SENTIMENTO SE NON QUELLO DI UN QUALCOSA DA SMALTIRE, UN CORPO INUTILE CHE HA CESSATO DI RESPIRARE, UN RIFIUTO, UN RELITTO. AL PROCESSO DI DEUMANIZZAZIONE ATTUATO DALLA METROPOLI PESSOA CONTRAPPONE L’UOMO CHE SOGNA, L’UOMO CHE PROVA EMOZIONI E CHE, ANCHE SE PARTE INSIGNIFICANTE DI UN TUTTO ATROCE, NEL QUALE E CON IL QUALE NON RIESCE A COMUNICARE, È COMUNQUE VIVO, SOLO, MA VIVO, ED IN GRADO DI SOGNARE. In un mondo che è troppo stanco anche per sognare, dove la paura della solitudine non fa altro che generare altra solitudine, con i suoi fallaci rimedi chiamati ansiolitici, terapie di gruppo, ma anche facebook, chat, sms, con i suoi telefoni e computer sempre accesi, in questo mondo Bernardo Soares ci dice semplicemente una cosa con questo libro: che non stiamo affrontando il problema, ma lo stiamo fuggendo, e che i sovraelencati, presunti rimedi non sono altro che vie di fuga, legate a fili sempre più sottili, prossime ad un’inesorabile rottura. Ringrazio #Artsava​ per la colonna sonora
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